Il loro lavoro è scavare nella polvere. Perforano, disgaggiano, frantumano: coltivano la pietra. Manovrano mezzi giganteschi in un anfiteatro a gradoni scavato su misura per far sedere gli dei. Potrebbero sentirsi invincibili, se non fosse per quel rosso che al tramonto tinge la pietra. E per il brontolìo di tuono che rimbomba quando scaricano i cristalli nelle viscere della montagna. Nel loro lavoro gli errori si pagano. Edmeo e Cavalletta sono entrati in cava con quattro braccia e ne sono usciti con uno: il sinistro di Cavalletta. E pericoloso violare la scorza della terra. Sotto c'è un pianeta remoto, una forza che li spia dai fori che aprono sulla sua superficie o dagli angoli più nascosti delle gallerie. E un lavoro in terra di frontiera. Non è un modo come un altro per portarsi a casa uno stipendio. Luciano ha vent'anni soltanto. I suoi passi affondano nel terreno molle della galleria. Il suo sguardo cerca altri occhi, un consiglio, una guida. Non vorrebbe essere lì, in quell'oscurità paurosa. Altri ce l'hanno mandato. E ora lui spera che altri lo tirino fuori. Ma in quella poltiglia melmosa, nel frastuono dello scavo, le parole sono poche e difficili. La pelle è più dura, la polvere copre ogni cosa. Le emozioni sono cristalli grezzi troppo facili da frantumare. Intanto, bisogna scavare. E a furia di scavare, arriveranno all'inferno.
Storia un po' esile... i grandi avvenimenti promessi non sono poi così rilevanti. Pochi personaggi, sfumati, la solita mitizzazione della realtà rurale. Il suo libro meno riuscito.
Scavare una buca
Anonimo - 23/04/2011 09:29
3/
5
Forse non è il suo libro migliore, ma Cavina scrive con una leggerezza invidiabile, anche quando parla di argomentazioni tristi. Da consigliare.
Anonimo - 06/08/2011 13:24
Anonimo - 23/04/2011 09:29