Si tratta della terza delle quattro "Considerazioni inattuali" di Nietzsche. Fu pubblicata nel 1874, quando aveva trent'anni, ed è riconosciuta come la più bella delle quattro. E il suo diario, la sua "storia più intima" e il suo manifesto, che consente di comprendere la molla fondamentale e il motivo generatore di tutta la sua vita e la sua opera. Attraverso l'esaltazione del suo "unico e grande maestro" Schopenhauer, è Nietzsche stesso dunque che si presenta come educatore: educatore alla grandezza e a "compiti di portata storica universale". In essa egli espone la teoria del filosofo non come un contemplatore neutro e oggettivo, ma come un legislatore, un uomo destinato a trasformare i valori, a sovvertire ogni ordine esistente.
Nietzsche definiva Schopenhauer come suo maestro, scrisse quest'opera volendo tracciare un profilo di un probabile educatore quale poteva essere il filosofo, ma nel testo prende solo spunto da Schopenhauer, scrivendo le sue teorie. Alcuni brani del saggio rispecchia molta saggezza, in altri si lascia andare verso l'immaginario delle sue teorie filosofiche. Questo aspetto viene anche descritto nell'introduzione.
Anonimo - 08/09/2012 17:19