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Medico, antiquario, naturalista, massone, Antonio Cocchi (1695-1758) rappresenta una delle figure più significative del mondo culturale toscano nella prima metà del Settecento. Nel corso della sua esperienza intellettuale, Cocchi si soffermò anche sul ruolo e sulla funzione che il naturalista avrebbe dovuto svolgere. Gli scritti qui presentati, pur diversi nei contenuti, hanno un filo rosso che li unisce. Emerge, infatti, il tentativo dell'autore di fornire il profilo di una particolare figura di naturalista, in grado di avvalersi di competenze erudite e filologiche e di un saldo metodo sperimentale. Ne scaturisce un'immagine della ricerca naturalistica al confine fra erudizione e sperimentazione, fra lo studio di antichi testi e l'indagine diretta dei fenomeni naturali. Una concezione del 'naturalista savio' che non trovò, nel corso del tempo, grande fortuna, superata dalla crescente specializzazione e da un sempre più marcato settorialismo disciplinare ma che resta comunque una delle testimonianze più importanti del complesso e travagliato percorso che, in Toscana come in Europa, condusse alla definizione della figura dello scienziato moderno.