La chiamano seconda Repubblica, e c'è chi parla già di terza. Ma è un bluff. La prima Repubblica in realtà non è mai morta, se non altro per un dettaglio strategico: al comando c'è sempre la stessa classe politica. Oggi come ieri, i leader sconfitti e i loro accoliti non si fanno da parte, al contrario di quanto accade in qualsiasi Paese democratico: chiudono il partito e ne fanno un altro. È una deriva che viene da lontano, nel passaggio tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, e che ha prodotto i tanti, troppi guasti che abbiamo sotto gli occhi: governi che cadono uno dietro l'altro quale che sia la loro maggioranza di partenza, fino a cedere il passo ai "professori"; clima da rissa continua in cui le grandi riforme vengono sistematicamente bloccate; corruzione dilagante; debito pubblico tra i più alti al mondo; crescita zero. Insomma, un Paese senza politica: situazione alla quale non sfugge neppure l'ormai ex Nordest dei miracoli.