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Il Sistema. Licio Gelli, Giulio Andreotti e i rapporti tra Mafia Politica e Massoneria

A Cura Di Solange Manfredi
pubblicato da Publisher s22938

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"Vogliono far fuori me o il sistema?".
È questa la domanda che pone Giulio Andreotti quando, negli anni '90, lanciato verso la presidenza della Repubblica, parte un attacco feroce nei suoi confronti.
A dare il via all'"operazione" è il "pentito" (e, a quanto risulta, collaboratore della CIA sin dal 1966) Tommaso Buscetta che, rientrato in Italia dagli Stati Uniti, parla per la prima volta delle collusioni tra mafia e politica e inizia a delineare le responsabilità di Andreotti.
In brevissimo tempo a carico dell'ex Presidente del consiglio vengono aperti due procedimenti giudiziari: uno per mafia e l'altro che lo vede indagato quale mandante dell'omicidio Carmine Pecorelli ucciso, secondo l'accusa, perché sapeva troppo sul caso Moro. La sua carriera politica è finita.
Andreotti, nel momento in cui viene iscritto nel registro degli indagati, individua immediatamente in quei procedimenti una regia d'oltreoceano e scrive: «È difficile capire se dietro alle accuse che mi vengono rivolte ci sia un disegno destabilizzante o solo il desiderio di togliermi di mezzo. Certo l'abile campagna denigratoria partita dagli USA deve far riflettere».
Oggi sappiamo che obiettivo di quel feroce attacco non era solo Andreotti, ma l'intero sistema. Ma a quale "sistema" si riferiva Andreotti, perché puntava il dito verso gli Stati Uniti e perché negli anni '90 quel sistema di potere viene fatto fuori? Un "sistema" di controllo politico che, come anticipato, si basava su stretti rapporti tra politica, massoneria e mafia, rapporti che questa relazione di consulenza evidenzia aiutandoci nella comprensione di come funziona la macchina del potere:
«Tutti noi siamo ciechi dinnanzi ad uno dei fenomeni più importanti delle nostre vite: il reale funzionamento della macchina del poteresi tratta di una cecità indotta dallo stesso potere al fine di perpetuarsi». (Roberto Scarpinato)

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