Lala è nata nel 1919 da una grande, complicata e bislacca famiglia in cui si mescolano polacchi, russi e tedeschi. E una donna vulcanica, sensibile e colta, innamorata dei buoni libri e dei fiori, e a un certo punto anche di due uomini. La sua vita è questo romanzo: un'avventura ricca e irripetibile affondata nella carne e nel destino dell'Europa del Novecento, tra guerre e pace, rivoluzioni e cortine di ferro, gelo e ottimismo; un romanzo dal respiro potente, come le più appassionanti saghe famigliari mitteleuropee, in cui accanto agli amori, ai tradimenti, agli atti di coraggio e ai momenti di folle comicità brillano come gemme i ricordi più preziosi della sua indimenticabile protagonista. Mentre la Storia passa in secondo piano, dalla memoria caleidoscopica e sempre più sfumata di Lala, ora nonna, affiorano immagini, frasi, istanti di pura, struggente poesia: come le donne sanno, è nei particolari della vita, che la vita splende e diviene virtuosa. Se ne avesse avuto il tempo, Lala stessa avrebbe scritto la propria biografia: si sarebbe intitolata Sono del segno della foglia d'acero. Ma era nato un nipotino, e lei aveva di meglio da fare. La sua storia, poi, l'ha scritta lui, ed è questa.
E' un buon libro, pieno di aneddoti interessanti, struggenti o divertenti che siano. Anche l'autore è senz'altro dotato e difatti il tutto è veramente ben scritto. C'è solo un problema e Dehnel stesso lo centra in apertura del capitolo XXIII:
"E allora come va?" - "Malissimo. Sono a un punto morto. O devo procedere in ordine cronologico, e non ha senso, perché tu non racconti mai in ordine cronologico, o per digressioni, e allora nessuno capirà di che cosa si parla" - "In tal caso lo leggerà due volte".
Specie nella prima parte del libro, infatti, i ricordi sono sistemati alla rinfusa, senza un ordine né cronologico né di alcun tipo, con l'unica inevitabile conseguenza di fare una gran confusione!
Anonimo - 22/04/2011 13:27