Roma, 1943. Su un tram affollato diretto alla stazione Termini salgono due soldati tedeschi della Wermacht. Spezzano l'improvviso silenzio interrogando una ragazza, con gli occhi da gatta e dall'aspetto selvaggio; vogliono sapere cosa contiene la vecchia valigia che ha con sé. La giovane nota lo sguardo attento di una donna sui cinquant'anni, di una bellezza malinconica ma luminosa, che segue la scena con apprensione". Da questo momento Elsa e Tina iniziano a conoscersi, costruendo una solida amicizia, basata su un'affinità istintiva e intellettuale, e sul comune senso di ribellione rispetto all'ambito politico, alle convenzioni e alle questioni di genere del tempo. Sarebbe, del resto, potuta andare diversamente se Tina Modotti ed Elsa Morante, grandi figure della fotografia e della letteratura, si fossero davvero conosciute? Gabriella Ebano ha immaginato questo incontro, tutt'altro che impossibile, per concedere altro tempo e altro spazio a Tina Modotti, che dedicò tutta la sua esistenza agli oppressi e agli emarginati, tramite la militanza politica e il suo talento artistico, dimostrando di avere dentro una passione irriducibile prima di finire prematuramente la sua vita. Le fitte conversazioni e le intime confessioni tra le due amiche - durante le quali emergeranno altre figure di artisti, intellettuali e leader politici del tempo - hanno per sfondo la città eterna, una Roma in bianco e nero che le accompagna negli scatti della stessa autrice. Prefazione di Giuliana Scimé.
Non ricordo come sono venuto a conoscenza di questo romanzo di Gabriella Ebano Tina Modotti - Fuoco che non muore ma largomento trattato mi ha subito interessato perché la figura di Tina Modotti, la sua militanza politica rivoluzionaria e fotografica mi hanno sempre affascinato.
Il libro parla di un incontro immaginario, a Roma, tra Elsa Morante e, appunto, Tina Modotti, un incontro casuale da cui nasce una profonda amicizia. La figura di Elsa Morante è assolutamente in secondo piano rispetto a quella di Tina Modotti; la Morante infatti ha il semplice ruolo di chi, curiosa, fa domande e stimola la Modotti a raccontarsi, è una sorta di lunga intervista sulo sfondo della città eterna nel secondo dopoguerra.
Il racconto autobiografico della Modotti si dipana an-che attraverso incontri con altri personaggi famosi, incontri non reali ma assolutamente verisimili: oltre ovviamente a Edward Weston, Moravia, Picasso, Heminguay, Palmiro Togliatti, Frida Kalo, Stalin, Rodolfo Valentino, Gerda Taro, Robert Capa.
Il titolo del romanzo è trattoda un verso della famosa poesia scritta da Pablo Neruda dedicata a Tina Modotti.
Il romanzo è gradevole, originale nel suo impianto, scorrevole, e bisogna riconoscere allautrice anche un grande lavoro di documentazione a monte. Consigliato
Questa recensione sarà inserita nel mio prossimo libro
alexalex49 - 29/04/2020 18:02