Secco come il deserto. Il vecchio scrittore è rimasto senza idee, senza ispirazione, e lotta per non perdere anche la dignità nella giuria del premio letterario in cui si è lasciato trascinare. Il ricco costruttore antrione del premio, il critico omosessuale, la scrittrice bella e bigotta, l'ambizioso autor giovane, e soprattutto il Raccommendatore, demiurgo del sottobosco delle lettere, competono, si dibattono e si sbranano in un vertiginoso crescendo satirico punteggiato di sesso e cadaveri, mescolando le proprie bassezze a quelle della politica e della religione. Per fortuna il vecchio medico-letterato giunge in aiuto dello scrittore: ha dalla sua gli antichi dei di cui è adoratore, e la bella glia adottiva dalla pelle nera e dalla voce melodiosa, e un fauno che danza da millenni, ilare e instancabile.
Un premio letterario è stato spesso il protagonista di un film o di un libro giallo (vedi "The Prize", con Paul Newman, o "Il Premio" di Vázquez Montalbán col suo famoso investigatore Pepe Carvalho), ma in questo splendido "Tra il dolore e il nulla" di Franco Mimmi, nonostante i morti non manchino, la vera vittima è la letteratura. Contro di essa, mentre sembrano volerla celebrare, si accaniscono gli organizzatori, i giurati e i concorrenti di un premio che sta nelle mire anche dell'economia e della politica, perché, sembra volerci dire l'autore, in una cloaca un topo non nuota mai da solo. Sia pur debolmente, con rassegnazione non ancora totale, nuota controcorrente un vecchio scrittore che forse non è un grande scrittore ma almeno ha creduto sinceramente in quello che ha scritto, e che trova l'appoggio di un anziano medico innamorato della letteratura (nera e bella, la sua figlia adottiva recita l'elenco dei medici che sono stati anche grandi scrittori: San Luca, Anton Checov, Arthur Conan Doyle, Arthur Schnitzler, William Carlos William, Archibald Joseph Cronin, Axel Munthe e così via) e deciso a rifondare la religione pagana, perché "le religioni sono perniciose tutte ma quelle monoteiste in particolar modo, perché sono le più intolleranti." La loro alleanza diventa amicizia e complicità, per portare non alla soluzione ma alla conclusione del giallo. E' una kermesse fantastica, sostenuta da uno stile forte e originale, zeppo di citazioni scintillanti e di argute ironie, un inno alla cultura ma stemperato nella malinconia del tempo, della vecchiaia che avanza facendo spietatamente i conti con tutto. E il lampo finale "due parole appena" è pura poesia.
Anonimo - 25/08/2010 10:43