Albania e Italia, "le due rive": in esse vivono i ricordi dell'autrice, la cui anima è perennemente divisa tra la voglia di partire, il desiderio di lasciare il proprio paese e la nostalgia struggente, il malinconico tormento di tornare a casa. Un canto di dolore, un urlo straziante, un pianto soffocato che si stempera nei ghiacci del silenzio, un inno d'amore alla persona più cara; un flusso ininterrotto di avvenimenti, sentimenti, emozioni, sogni infranti che si mescola nei ricordi d'una vita, che cerca dentro di sé le ragioni della propria sopravvivenza e insieme ripete all'infinito la sua disperazione.
Senza dilungarmi troppo, perché alla fine è questo che vuole sapere uno scrittore, se ciò che ha scritto è stato letto e se la lettura della sua opera è stata piacevole oppure no, ti dirò che a me è piaciuto il tuo libro e questo potrebbe anche bastare perché è proprio - stringi stringi - la cosa essenziale, però, se vuoi, mi posso anche dilungare per altre dieci o più righe cercando di spiegare ciò che forse non si può spiegare, ossia il piacere della lettura. (Ti posso dare del tu, vero?).
Allora, comincerò con il dire che il quadro Self Portrait on the Border Between Mexico and the USA di Frida Kahlo potrebbe già spiegare tutto. Questa straordinaria artista la cui opera può risultare un po' scioccante e ammetto che può anche dare fastidio perché è molto forte, molto fisica e molto violenta, ciò però, non era fatto per scioccare il pubblico, per provocare giusto per il gusto di provocare, ma era fatto per lo stesso identico carattere che Frida possedeva e che credo che possieda anche tu e di cui poi ti dirò.
Tuttavia, al di là di questo, Self Portrait on the Border Between Mexico and the USA potrebbe benissimo stare sulla copertina del tuo libro e ti dirò perché. Credo di aver capito che spesso, sia che tu ti trovi qui in Italia o in Albania sei sempre nell'Adriatico, in pratica non sei ne qui ne là, sei sempre in viaggio, in bilico, o sul confine come lo era Frida, il confine che separava il suo Messico, la terra dove era nata e cresciuta, la terra della sua balia e della sua famiglia e gli Stati Uniti, la terra della sua nuova vita da donna sposata.
Ma ora veniamo a quello che c'è dentro il tuo libro, ossia la storia della tua vita. Mi è piaciuto molto la struttura che ne hai dato e cioè, il fatto che non sia strutturato, che non abbia una struttura. Gli scrittori non sono architetti che fanno piani, fondamenta e stanze, oddio, se si scrive un romanzo un minimo di struttura, di impianto narrativo ci sta, altrimenti non si capisce nulla, ma nel tuo caso, cioè delle memorie e dei ricordi che hai scritto, la tua scelta secondo me si è rivelata molto vincente ed efficace perché se bisogna scrivere i propri ricordi è bene seguire la forma che prende la nostra memoria che non è un catalogo cronologico del genere nel 1970-poi 1971-poi 1976 eccetera, no, ma segue delle sue leggi proprie che vanno un po' a caso, procede con quelle che Freud chiama le libere associazioni di idee. Il modo in cui hai scritto, in cui scrivi, il tuo stile - voglio dire - è un bel connubio tra un lirismo poetico ed un certo pragmatismo e brevità che forse l'urgenza di raccogliere i tuoi pensieri e anche una certa impossibilità a dire tutto ti hanno aiutata a costruire.
Concludendo, però, quello che ho più apprezzato di tutto e soprattutto è un tratto del tuo carattere ed è quello che caratterizza la tua opera come quella di Frida ed è quello di cui parla anche Virginia Woolf nel suo saggio su Montaigne: C' è in primo luogo, la difficoltà di espressione. Tutti indulgiamo a quello strano, piacevole processo chiamato pensiero, ma quando si tratta di dire, anche a qualcuno che abbiamo davanti, che cosa pensiamo, allora quanto poco siamo in grado di comunicare! (â¿â¿) e più avanti prosegue con: Questi saggi sono un tentativo di comunicare un'anima. Su questo punto almeno egli è esplicito. Non è la fama che vuole; non vuole che gli uomini lo citino in anni venturi; non sta erigendo alcuna statua sula piazza del mercato; egli desidera soltanto comunicare la sua anima. La comunicazione è salute; la comunicazione è verità; la comunicazione è felicità. Questo è quello che dice Virginia a proposito della sua lettura di Montaigne. E' proprio quello che anche io ho trovato nel tuo libro è lì, quando ad esempio scrivi : che non sono mai stata attratta dai bambini, oppure, non avevo voglia di parlare, oppure, sono questi i miei momenti di panico o ancora, che mi ha fatto sentire donna. Sono tutte, brevi, piccole frasi, in cui c'è quella cosa che si chi
Anonimo - 01/03/2012 18:22