"Oscar Donadieu, giovanotto sensibile e introverso, ultimo erede di un potente clan di armatori della Rochelle, sbarca a Tahiti sognando ""di immergersi nella natura, di vivere a tu per tu con lei e con lei sola, rinunciando agli agi della civiltà"". Eppure, già nel corso della traversata, qualcuno lo ha messo in guardia: ""Forse farebbe meglio a non scendere dalla nave e a tornarsene dritto in Francia"". Eviterebbe così di diventare uno di quelli che i locali definiscono sprezzantemente ""turisti da banane"", relitti della vita tropicale vaganti fra sbronze tristi, ragazze facili, squallide notti e sordidi intrallazzi. Con fierezza, Donadieu pensa che queste cose possono succedere ad altri, non a lui. Ma la realtà è vischiosa, e il destino ignora la geografia. E a dispetto dello scenario di palme e luce abbagliante, la cupa sorte della famiglia Donadieu non tarderà a compiersi, in questo romanzo dell'evasione impossibile."
Il romanzo, come la vicenda del suo protagonista Donadieu, si può definire sia un limbo (si resta sempre in attesa che accada qualcosa di significativo) che una commedia dell'assurdo (tanti personaggi reagiscono in modo completamente inopportuno rispetto ai fatti che accadono). Alla fine quel qualcosa accade, ma almeno per quanto mi riguarda è ormai troppo tardi perché la narrazione risulti coinvolgente.
Michela
Turista da banane o Le domeniche di Tahiti
Anonimo - 17/12/2002 16:04
4/
5
Una bellezza amara, un libro inaspettatamente bello e perciò irripetibile.
Anonimo - 01/11/2006 15:00
Anonimo - 17/12/2002 16:04