In "Tutte le nostre maledizioni", Tamara Tenenbaum, scrittrice e filosofa femminista argentina, autrice de La fine dell'amore, racconta la vita di una ragazza nata e cresciuta nella comunità ebreo-ortodossa a Buenos Aires e da essa più o meno fuoriuscita. Dipinge piccole storie, vite riassunte in tre, quattro righe, mentre va avanti o ristagna quella della protagonista: una bambina, poi ragazza, poi adulta, che prova a pensare da sé. Persino la morte del padre, ucciso in un attentato, è elaborata con poche, precise parole, anch'esse lontane dai percorsi canonici del lutto. Come in un Lessico famigliare d'oltreoceano, l'autrice riscatta e cristallizza le anomalie del quotidiano, in cui riecheggiano eventi lontani e sovrastrutture, strascichi di quel che non si vede ma persiste sottotraccia, ombre di storie.