Romanzo storico che racconta le vicende criminali della banda capeggiata dai briganti Cipriano e Giona La Gala, originari di Nola, che imperversò nel Taburno e nelle valli adiacenti nel 1861.
Tra le numerose gesta ¿barbariche¿ di cui si macchiarono i briganti c¿è appunto l¿episodio di cannibalismo che dà il titolo al libro e che vide protagonisti i La Gala. Si tratta della vendetta perpetuata dai due fratelli nei confronti di un loro ex compagno di prigione, che si concluse con una macabra tortura e un incredibile atto di antropofagia.
L¿episodio viene descritto minuziosamente nel libro, così come le rapine e le grassazioni, i sequestri di persona e i tagli delle orecchie, nonché gli stupri e gli altri delitti che vennero attribuiti alla banda, in base agli atti processuali che l¿autore conosceva in maniera diretta e dettagliata.
Clamoroso fu anche l¿arresto dei La Gala. Rifugiatisi a Roma sotto la protezione della Chiesa, vennero imbarcati su una nave francese e inviati da Francesco II a Marsiglia e a Barcellona con lo scopo di reclutare degli uomini ed organizzare così una rivolta popolare per poter riportare i Borboni sul trono di Napoli. Fu durante una sosta della nave nel territorio italiano che i briganti, che si spacciavano per industriali romani, vennero scoperti e arrestati, nonostante i passaporti dello Stato della Chiesa e l¿assenza dell¿autorizzazione dello Stato francese.
L¿immagine che viene dipinta delle nuove province meridionali è quella di una landa desolata dove regnano la violenza e l¿anarchia.