"Una storia che consola", scritto nei mesi del lockdown della strana primavera 2020, è un romanzo epistolare. Quando scoppia la pandemia in Italia, e in particolare in Lombardia, l'autrice, dalla sua casetta in collina in provincia di Bergamo, come tutti si trova ad affrontare i timori e le angosce del periodo. Ad arrivare in suo aiuto sarà un pacchetto di lettere, biglietti, cartoline e vecchie foto. Da quel momento s'immergerà nell'attenta rilettura di quel dialogo epistolare avvenuto tra i suoi genitori durante il lungo fidanzamento negli anni Trenta. Dal 1934 al 1940 - in piena epoca fascista - due giovani si conoscono, s'innamorano, immaginano e costruiscono il loro futuro.
Una copertina che ti colpisce subito con quella vela scura, che lascia intravedere l'orizzonte del mare, e quella barca di legno che "ormai non se ne fanno più così", poi i due protagonisti che con le loro lettere scandiscono e descrivono, dall'interno di una situazione sentimentale e familiare,l'evolversi di eventi che hanno segnato il cammino di una parte importante della nostra storia. C'è un "lessico familiare" depurato da ideologismi politicamente corretti, c'è un sentimento che passa attraverso il tempo con le difficoltà di un rapporto vero e scevro da noiosa retorica. La storia consola perché va nel profondo dei protagonisti e arriva fino all'epidemia, fino ad oggi,indicandoci la via di un'esistenza che non può e non deve essere facile, ma può e deve contenere la traccia di una possibile consolazione. Lettura altamente consigliata.
lucatinti51 - 13/03/2024 18:29