Il 3 ottobre 1951 al Polo Grounds di New York si gioca una leggendaria partita di baseball tra i Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto l'altrettanto leggendario fuoricampo che assicura la vittoria del campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino nero di Harlem Cotter, Martin. Ritroveremo la palla cinquant'anni dopo in possesso di Nick Shay Costanza un dirigente dell'industria dello smaltimento dei rifiuti che nel 1951 era a sua volta ragazzino un passo più in là, nel Bronx. Nel romanzo di DeLillo i passaggi di mano della mitica palla servono da pretesto per la costruzione di un gigantesco quadro dell'America dalla guerra fredda fino alla crisi di Cuba e al crollo dell'Unione Sovietica.
Questa lettura non mi ha appagato. Forse non so apprezzare lo stile di Don Delillo, ma è stato estremamente faticoso leggerlo. Ho trovato ben fatti alcuni passaggi e condivido alcune riflessioni del libro, ma alla fine non sono riuscita a cogliere il messaggio di fondo. In tutta sincerità dopo più di 800 pagine non sono sicura di saper dire di cosa parla questo libro.
Fabia Consorti - 03/03/2018 18:08