Attila, protagonista di 'Belli dentro', il romanzo d'esordio di Alvaro D'Emilio, prosegue la sua inarrestabile, sarcastica, dissacratoria cavalcata attraverso una quotidianità dove le battaglie non si vincono né si perdono ma, più semplicemente, si smarriscono: con le donne e nelle imprese più disparate; conquistando l'immancabile posto in ruolo nella scuola; in famiglia, dove l'ineffabile Mercurio, suo fratello minore, ha scelto, come sempre, la parte di chi vince. Lasciando ad Attila il compito di continuare a collezionare disavventure. Per fortuna, Attila, persa la sua "Lolita" più traditrice che mai, ha al suo fianco, fedelissimi, gli amici di sempre: Damas, alias l'Angelo Biondo, come al solito bello e spregiudicato; Carlo, con l'agenda zeppa di numeri di telefono di donne sempre irraggiungibili; Filiberto, perennemente nelle nuvole (delle sigarette che fuma a ritmo industriale); Gionni che si caccia sempre in qualche peripezia da film. I quattro amici fondano un club per scapoli che dovrebbe funzionare da calamita accalappiafemmine e, invece, si rivela una trappola per far sì che i single non siano più tali. Almeno non per molto. Solo che sono gli altri a sposarsi. A partire per l'Africa. A convertirsi a un uso meno edonistico della propria vita in diretta tv, come fa Damas trasognato e irresistibile. E al protagonista cosa rimane? Al colmo della disperazione trova una via d'uscita: la stesura di un romanzo. E' comico, beffardo e -perfino- pieno di pudori e verità. Ma come si fa a pubblicarlo? Ballando con Aldo Busi? Braccando Costanzo? Giocando a freccette con Gino & Michele? Cercando di incontrare un irraggiungibile e mitico signore della carta stampata che pare si chiami Dalai, o Lama, o Dalai Lama e che non sta nel Tibet ma a Milano? Per conoscere il finale della storia bisogna leggere fino in fondo Uomini veri, un romanzo che - passo dopo passo, anzi, paradosso dopo paradosso - diventa realtà.