Rassicurato dalle sue abitudini sedentarie, portato a ridurre l'esperienza a una rete di idee, opinioni, dati astratti, l'uomo occidentale sta perdendo ogni giorno di più il senso della concretezza del vivere. Ha rinunciato da tempo alla dimensione dell'avventura, e si sta precludendo anche i contatti più elementari con il mondo che lo circonda. Gli abitanti delle moderne metropoli non riescono nemmeno a vedere le stelle di notte, ed è facile per loro perdere un orientamento che non è soltanto spaziale, ma investe il senso profondo della vita. Per Michel Crichton, l'autore di libri fortunatissimi come "Andromeda", "Congo" e "Sfera", viaggiare significa anzitutto poter tornare a fare esperienze dirette, conoscersi di più, mettersi alla prova, cioé cercare di superare i propri limiti e le proprie paure. Ecco dunque Crichton in mezzo a un branco di squali nel mare di Tahiti, tra gli abiorigeni della Nuova Guinea, o gli elefanti e i gorilla dell'Africa; o ancora, nel deserto americano, quasi una soglia attraverso la quale ci si può addentrare nei territori dell'esperienza parapsicologica. Crichton sa bene che ogni viaggio esteriore è un completamento di quello psichico che dobbiamo compiere all'interno di noi stessi. Tra le pagine più belle del volume andranno ricordate quelle dedicate agli anni di apprendistato alla Harvard Medical School, in cui lo scrittore racconta con tocchi incisivi la propria esperienza di medico, ed espone le sue considerazioni sulla professione e sul rapporto con i pazienti. Uomo di scienza, Crichton non rinuncia ad avvicinarsi a dimensioni spirituali che, ad onta di ogni scetticismo e di ogni ironia, continuanio a tentare l'uomo di oggi. Ed è proprio questa continua tensione tra avventura esterna e viaggio interiore a garantire l'interesse del volume.