È la Milano-sobborgo del secondo dopoguerra, piena di palazzi in costruzione e di osterie popolari, a fare da sfondo alle picaresche vicissitudini di Tobia e del suo amico Luciano. Il facchino "assai povero, assai solo, assai resistente" che dopo una giornata passata a scaricare legnami brucia la magra paga offrendo da bere a tutti, raccoglie mattoni per dare una casa alla sua Margot che gli scrive da una Germania distrutta, ruba un sellino per avere finalmente una bicicletta, vive di espedienti senza perdere la propria dignità ci riporta ad un'umanità dolente e semplice eppure vitale e animata da un'ingenua e calda solidarietà pur dentro alla cruda lotta per l'esistenza. Insieme a Tobia sono gli ambienti popolari in cui ha vissuto il giovane Luciano Della Mea i veri protagonisti di questa storia toccante e coinvolgente, ritratti qui con uno stile rapido e asciutto, tra realismo e leggera lievitazione fantastica, che gli valse l'attenzione e la stima di intellettuali come Franco Fortini e Italo Calvino.