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L'assassinio di Luigi Fulci. Dagli intrighi dinastici della Marcia su Roma al chinino letale «di Stato»

Marcello Saija
pubblicato da Rubbettino

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Il sospetto che Luigi Fulci, Ministro dell'ultimo gabinetto Facta, non fosse morto per cause naturali c'era da sempre. Era, però, azzardato pensare all'omicidio senza ragionevoli prove. E così, per più di ottanta anni la sua morte era rimasta avvolta nella verità che gli aveva confezionato il fascismo. È la straordinaria notizia della restaurata verità sulle cause del decesso di Francesco dei Medici che apre uno spiraglio alla vicenda Fulci. Così come i frammenti prelevati da ciò che era rimasto nel sepolcro del nobile toscano, dopo cinquecento anni, avevano chiarito le cause del decesso, a fortiori una salma più giovane di quattro secoli, con l'ausilio dei nuovi mezzi d'indagine, avrebbe potuto raccontare la sua storia. E, in effetti, così è stato. Oggi finalmente sappiamo che Luigi Fulci non è morto di malaria perniciosa ma è stato ucciso dalla polizia fascista con una strategia a lungo studiata ed accuratamente eseguita da professionisti del crimine. Sul perché, il libro fornisce una risposta che travalica lo schema razionale della persecuzione agli antifascisti. Fulci non è soltanto uno che disprezza il fascismo e lo combatte con le armi tradizionali. Per cause fortuite, a partire da quel fatidico 28 ottobre 1922, si trova nella singolare situazione di chi, in possesso di strumenti per tenere sotto scacco l'establishment, non ha alcuna remora a farlo. In un tacito dialogo a distanza con Bocchini sembra stabilire le regole di un gioco pericolosissimo. Ma i fascisti si stancano presto di giocare e quando si accorgono che la nascente OVRA non è all'altezza dei compiti che si prefigge, decidono di sopprimerlo, certo per odio, ma anche per un prosaico calcolo costi/benefici.

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