Immaginate lo scenario di una tragedia greca: colonnati, un tempio, una reggia. Vi recitano generali, oratori, re e regine: conflitti di doveri e racconti di combattenti sono l'argomento dei loro discorsi. Ma di tanto in tanto un tendaggio si sposta e al pubblico si presenta per un attimo uno spettacolo del tutto diverso: non più palazzi ma catapecchie, non più uomini d'arme e sovrani, ma una plebaglia misera e turbolenta. Questa scena contraddittoria è il mondo classico; l'avventura intellettuale della nostra civiltà ce ne ha reso familiari le glorie e gli splendori, ma insieme ha condannato al silenzio le frange marginali di questo mondo: gli ambienti del vizio, dell'emarginazione, della criminalità. Nelle pagine di questo libro di straordinario successo, rivivono girovaghi e schiavi, etere raffinate e prostitute d'infimo rango, gladiatori e briganti, nani da circo e biscazzieri: i bassifondi di Atene, di Corinto, di Alessandria, di Roma.