Titus Burckhardt è considerato da lungo tempo, con Eliade e Guénon, uno dei maestri indiscussi della tradizione spiritualista. Con ¿La chiave spirituale dell¿astrologia musulmana¿ (1950) ci offre l¿occasione di approfondire la storia e i capisaldi di una scienza antichissima, affrancandola così dalle semplificazioni e dagli abusi compiuti dalla cultura occidentale. Scrive Burckhardt nell¿esordio del libro: «L¿opera scritta del ¿più grande Maestro¿ sufi, Mohyiddîn Ibn ¿Arabî, comporta alcune considerazioni sull¿astrologia che permettono d¿intravedere come questa scienza, giunta all¿occidente moderno in modo frammentario e ridotto a certe sue applicazioni contingenti, potesse riallacciarsi a principi metafisici, dipendendo, dunque, da una conoscenza a sé stante. L¿astrologia quale fu nelle civiltà cristiana e islamica, e come ancora sussiste in certi paesi arabi, deve la sua forma all¿ermetismo alessandrino. Essenzialmente non è dunque né cristiana né islamica, e non potrebbe d¿altra parte trovar posto nella prospettiva religiosa delle tradizioni monoteiste, dato che questa prospettiva insiste sulla responsabilità dell¿individuo davanti al suo creatore».