Questo saggio mostra come lo spazio di una possibile morale sartriana cominci a delinearsi fin dagli scritti giovanili e individua nella categoria della magia, intesa come luogo dell'inautentico e progenitrice della ben più nota malafede, il centro coordinatore di quegli interessi fenomenologici e psicologici che convoglieranno poi verso la configurazione dell'ideale dell'autenticità. Ne risulta una traccia di lettura che, privilegiando l'opposizione magia-autenticità, suggerisce una visione della riflessione sartriana più complessa e problematica rispetto a quelle interpretazioni consolidate che identificano questo autore con la "passione inutile" e l'insuperabile conflitto intersoggettivo.