«Parlare, come se il nostro privato non ci appartenesse, come se ognuna di noi potesse diluirsi nel paesaggio delle altre. Come se fossimo tutte una sola voce con un solo ritmo e una sola modulazione.» Eugenia Prado Bassi
Un gruppo di donne lavora in un laboratorio tessile con turni logoranti e uno stipendio da fame. La macchina da cucire, che avrebbe potuto rendere il loro lavoro più leggero, rapido e redditizio, si è rivelato un ulteriore strumento di oppressione.Tra loro c'è Mercedes, operaia qualificata, che attraverso il suo diario si fa portavoce dell'intera comunità di donne operaie, raccontandone le storie di abuso e sofferenza, ma anche la tenace ricerca di emancipazione.Al centro di tutta la narrazione c'è il corpo della donna, stanco e abusato, ma palpitante, un territorio sul quale continua a consumarsi la tensione tra libertà personali, diritti negati primo fra tutti l'aborto e aspettative sociali.
«Eugenia Prado Bassi sa che non esistono ricette facili per raccontare l'emancipazione femminile. Quello che si può fare è immaginare uno spazio in tensione, dove il passato diviene tesoro per il presente, dove i corpi in figura che popolano il tempio del cucito rivelano le loro cicatrici sanguinanti e, al tempo stesso, tracciano una zona, collettiva e plurale, di dissidenza, di denuncia.» Laura Scarabelli