99 parole per riappropriarci del mondo. 99 parole per ritrovare una voce che altrimenti rischia di farsi troppo flebile e perdersi tra la fretta e la sciatteria di questo nostro nuovo secolo. 99 parole per ribellarci alla confusione e al buio che ci travolgono quando rimaniamo muti di fronte al presente. 99 parole per ritrovare noi stessi. Andrea Marcolongo ha scelto le sue personali 99 parole. E di ognuna di esse, con eleganza e leggerezza e al tempo stesso infinita "cura", ricostruisce il viaggio. Le parole sono il nostro modo di pensare il mondo, il mezzo che abbiamo per definire ciò che ci sta intorno e quindi, inevitabilmente, per definire noi stessi. Ogni volta che scegliamo una parola diamo ordine al caos, diamo contorni e corpo al reale, ogni volta che pronunciamo una parola essa è riflesso di noi. Ci rivela. Senza il linguaggio non faremmo che brancolare scomposti nella confusione, incapaci di dire la realtà e ciò che sentiamo. Proprio per questo delle parole dobbiamo avere estrema cura. Sono un giardino da coltivare con pazienza ogni giorno, da mantenere fertile e vivo, fino alle sue radici. Ma come ci si prende cura delle parole? Innanzitutto riappropriandoci della storia, appunto, delle loro radici, dei loro significati originari, seguendo il viaggio che un termine ha percorso per arrivare fino a noi, seguendo le sfumature di senso, gli slittamenti che nel corso dei secoli e attraverso i luoghi esso ha subito, ricostruendo così la storia di noi e del nostro leggere e rappresentare il mondo. Tutt'altro che sterile e fine a se stessa è dunque l'arte di ricostruire le etimologie. È lente per mettere a fuoco chi siamo stati, chi siamo. E chi vogliamo essere. Quanto ha viaggiato una parola prima di arrivare fino a noi? Da dove è partita? Quanti luoghi ha toccato influenzando altre lingue e quanto è stata a sua volta modificata? Forse non c'è lezione migliore di quella che ci offrono le parole, per loro natura «viaggianti», che di movimento e mescolanza da sempre fanno una ragione di sopravvivenza.
Alla fonte delle parole. 99 etimologie che ci parlano di noi
Natale Giori Beretta - 11/02/2020 17:44
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Raramente mi è capitato di lasciare un libro a metà, anche se a dire il vero già da pagina 10 avrei dovuto buttarlo nella differenziata tra i giornali vecchi. D'altra parte la Marcolongo mi aveva stregato col suo "La lingua geniale" e certo non potevo attendermi un'operazione editoriale così scadente. Dove l'etimologia è presente, ahimè, in dosi omeopatiche ma abbondano divagazioni letterarie e ricordi personali di poco o nessun interesse, il tutto molto correttamente amalgamato da una fitta trama di pensieri mainstream e politicamente irreprensibili. A condizione, ça va sans dire, di essere almeno abbonati a La Stampa o a Repubblica. Ancora non l'ho buttato. Se qualcuno si vuol convincere delle mie ragioni, glielo regalo.
Natale Giori Beretta - 11/02/2020 17:44