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Gli inutili ingombri. Catania tra sviluppo urbanistico e tutela dei beni monumentali e paesaggistici (1939-1968) - Gianluca Majeli
Gli inutili ingombri. Catania tra sviluppo urbanistico e tutela dei beni monumentali e paesaggistici (1939-1968) - Gianluca Majeli

Gli inutili ingombri. Catania tra sviluppo urbanistico e tutela dei beni monumentali e paesaggistici (1939-1968)

Gianluca Majeli
pubblicato da Franco Angeli

Prezzo online:
23,00
46 punti carta PAYBACK
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente
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Il volume mette insieme alcune questioni fondamentali utili a comprendere gli anni Cinquanta e Sessanta del nostro paese attraverso l'analisi del caso Catania: l'urbanistica, il rapporto tra pubblico e privato, la tutela paesaggistica e monumentale, il ruolo delle classi dirigenti, le burocrazie tecniche, il rapporto tra centro e periferia. A partire dagli anni Cinquanta, nel quadro del boom edilizio nazionale, i lineamenti del paesaggio urbano prebellico del capoluogo etneo furono cancellati su un raggio così ampio da rendere quasi irriconoscibile la fisionomia della Catania degli anni Trenta. Catania non fu certo l'unica città a dovere affrontare la minaccia che l'edilizia montante costituiva per il patrimonio storico. Il problema era di scala nazionale. Il paese era privo di norme adeguate all'entità dei processi in atto: le leggi di tutela del patrimonio storico-artistico, monumentale e paesaggistico approvate dallo stato fascista nel 1939, così come la legge urbanistica varata durante la guerra, alle soglie della caduta del fascismo, si rivelarono strumenti inadeguati a fronteggiare processi d'inurbamento imponenti e rapidissimi. Oltre a ciò, la crescita economica e la modernizzazione del secondo dopoguerra ebbero costi sociali e culturali altissimi. Il tentativo di modernizzare la città di Catania passò per la legge speciale per il Risanamento di San Berillo, una delle operazioni immobiliari più audaci del dopoguerra che cancellò una porzione di notevole ampiezza del centro storico, lasciando una profonda ferita nel corpo della città. La mancata approvazione per venti anni del Piano Regolatore Generale fece il resto, permettendo di fatto l'emersione degli appetiti di chi riteneva che fosse legittimo cancellare gli edifici liberty - perché erano degli "inutili ingombri" rispetto all'idea di modernizzazione prevalente - per sostituirli con grandi complessi condominiali, in spregio a un'idea di città più rispettosa della storia cittadina e più sostenibile dal punto di vista umano e ambientale.

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