Il lavoro non dispone più di una autonoma e libera rappresentanza politica: questo è il reale approdo della transizione italiana. Dopo l'89 il conflitto capitale-lavoro, lungi dall'essere stato cancellato, si manifesta in forme inedite. II lavoro, come il capitale, è stato coinvolto in straordinarie trasformazioni, ma la sinistra politica ha cessato di rappresentarlo. L'autore legge la globalizzazione come un gigantesco processo di subordinazione dei lavoratori allo sfruttamento capitalistico. Di fronte al partito della proprietà e dell'impresa, a tutela dei lavoratori è rimasto il sindacato, mentre i new global, mettendo a nudo le contraddizioni del neoliberismo, hanno reso evidente che la chiave del cambiamento sta in un originale e dinamico rapporto tra movimenti e lavoratori, capace di trasformare la politica. Il caso Cofferati-Cgil ha posto una questione che non si può più ignorare: come costruire, oggi, una libera rappresentanza del lavoro, in grado di dar vita a un effettivo pluralismo e a una stagione di vere riforme?