Nelle "Trachinie" Sofocle porta in scena l'ultimo atto della vita di una coppia mitica: Eracle, l'eroe greco per eccellenza, e Deianira. Tradita e disposta a tutto pur di recuperare a sé l'amore dello sposo (invaghitosi della giovane Iole), questa donna - il cui conflitto interiore è dipinto con splendidi giochi chiaroscurali - non esita a ricorrere a un antico dono (la camicia offertale da un mostro, il centauro Nesso) credendolo un filtro d'amore. Le potenze evocate dall'universo della magia stringono il cerchio della sorte attorno alla coppia, annullando il futuro di entrambi e fissandoli al loro fiabesco passato. Alla disperazione di Deianira si associa così la tragedia di Eracle, consumato dalla potenza del veleno di cui la camicia è intrisa. Dopo che un mondo di affetti si è frantumato - Deianira si uccide -, al centro della scena appare un Eracle sofferente e violento, lontano dall'immagine stereotipata di eroe civilizzatore che la tradizione ci ha trasmesso. E Sofocle sceglie in un cupo finale di impegnare l'eroe nell'impresa più ardua: affrontare senza lacrime e con supremo coraggio l'ultima delle sue fatiche, la morte.