L'intuizione di Tom Andersen, che diede origine al Reflecting Team, accendendo le luci e invertendo la direzione di osservazione, rappresenta un radicale ribaltamento di prospettiva sulla pratica terapeutica. L'idea diff usa dell'intervento di psicoterapia, che colloca da una parte il clinico esperto e dall'altra il paziente portatore di sofferenza, viene infatti invertita: al centro si colloca ora la persona, ritenuta esperta del suo cammino, che può beneficiare degli sguardi e delle voci molteplici dei terapeuti. Evitando che il terapeuta venga trascinato nella paralisi narrativa del paziente, il Reflecting Team consente infatti di allargare gli sguardi, riconoscendo le possibilità plurali che si aprono: un approccio che valorizza la democraticità del processo, potenzia la lettura dei sistemi ed evidenzia la polifonia degli eventi e delle narrazioni, in una prospettiva che ben si armonizza con gli insegnamenti dei maestri del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, Boscolo e Cecchin. Il Reflecting Team non rappresenta quindi una tecnica clinica tra le altre, bensì un dispositivo epistemologico che valorizza uno sguardo specifico sul setting clinico e i processi di cambiamento che in esso si attivano.