"Il deperimento delle nostre élite è generale. Niente e nessuno si è salvato dal lento processo di decomposizione. Non la politica. Né le grandi burocrazie pubbliche. Ma neppure magistrati, manager pubblici e privati, professori. Non ha risparmiato il sindacato, la finanza, i professionisti di ogni ordine e grado. Né poteva risparmiare la stampa e l'informazione." Sergio Rizzo, uno degli autori de La casta, il libro che ha dato agli italiani il sostantivo giusto per protestare contro una classe politica indecente, ha perso la pazienza - ma non il senso del ridicolo - e in questo libro lancia il suo atto d'accusa contro tutta la classe dirigente italiana: "Eravamo un paese che aveva fame di crescere: adesso siamo la Repubblica dei brocchi". Perché al di là della questione morale, al di là dei reati e del dolo, al di là degli interessi privati che si fanno atti pubblici, la questione cruciale è che la nostra classe dirigente semplicemente non è al livello di quella degli altri paesi sviluppati. I brocchi non vogliono migliorare, riformare, far avanzare il paese: vogliono che tutto resti com'è per sempre, per godersi le proprie rendite di posizione. Ai brocchi non interessa quello che fanno gli altri, le soluzioni nuove ai problemi vecchi: per loro i problemi sono eterni e irrisolvibili. I brocchi non credono nella meritocrazia (se non a parole) e hanno una nutrita discendenza da piazzare, spesso composta di brocchi ancora peggiori. Sergio Rizzo disegna con severità e sarcasmo la galleria degli orrori che si trova di fronte chi, come lui, cerca di raccontare la realtà italiana, interrogandosi sulle ragioni di una caduta così verticale dei valori della nostra classe dirigente, dai costituenti ai ladri dei consigli regionali. Con una conclusione: cambiare si può, se si vuole, rimettendo dei paletti ed esigendo che vengano rispettati.
La repubblica dei brocchi. Il declino della classe dirigente italiana
Renzo Montagnoli - 04/08/2021 16:04
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Nel nostro paese chi è capace viene emarginato, mentre lincompetente fa carriera, caratteristiche che giustificano ampiamente il declino dellItalia sotto ogni suo aspetto. E cosa risaputa, certamente, ma uno studio del problema e soprattutto dei motivi che loriginano appare indispensabile e a ciò ha provveduto Sergio Rizzo con questo libro di facile e illuminante lettura. Veniamo così a sapere che il degrado non riguarda solo la politica e i burocrati pubblici, ma anche i manager delle aziende private, circostanza questa particolarmente deleteria come dimostrato dai continui ridimensionamenti, in senso negativo, delle nostre industrie di grandi e piccole dimensioni. Purtroppo la situazione è destinata a peggiorare, perché limpreparazione di chi è nei ruoli chiave è sempre più accentuata e ci distanzia ulteriormente dalla classe dirigente dei paesi più sviluppati. Non è una bestemmia dire che da noi sono i brocchi che comandano e in quanto tali vogliono mantenere le loro rendite di posizione, circondandosi di collaboratori ancor più incapaci di loro, onde evitare di essere soppiantati prima del tempo dagli stessi. Gli esempi eclatanti che Rizzo fornisce sono tanti e riguardano tutte le categorie, dai dirigenti dei ministeri ai giudici, dai liberi professionisti agli amministratori di aziende private, solo per citarne alcune. Nel leggere questo libro viene spontaneo chiedersi come lItalia possa andare avanti ed è comprensibile, perché è come una candela che brucia e fa luce fino alla fine, quella fine a cui ormai siamo vicini. Con una burocrazia ottusa, ma che serve a conservare posizioni di privilegio, il paese è ingessato e chi volesse dare una svolta, creando nuova occupazione, incontrerebbe più ostacoli che favori; per dirla in breve da noi la meritocrazia non è certo di casa, il che spinge i giovani preparati e capaci a emigrare trovando lavoro e idonea retribuzione allestero, visto che in Italia non sarebbero considerati e farebbero la fame. Questa fuga di cervelli ovviamente aggrava la situazione e aumenta ulteriormente la distanza fra noi e i paesi più evoluti. Evidentemente è un problema che non interessa a chi, brocco, ricopre tuttavia una posizione di responsabilità che alla luce delle sue effettive incapacità diventa di irresponsabilità.
Si tratta di vedere se è una caratteristica di tutti gli italiani usare la parola meritocrazia senza poi applicarla, o discenda da una classe politica del tutto inutile, quando addirittura non dannosa. Sta di fatto che ci sono dei corporativismi miranti solo a difendere la posizione raggiunta, chiusi, anzi ostili a ogni riforma, i cui privilegi sono irrinunciabili anche se il paese ed è sotto gli occhi tutti procede a gran velocità come il Titanic contro liceberg. Il bello della questione, però, è che i brocchi, pur consapevoli della situazione, non fanno nulla ammesso che ne siano capaci per mettere in atto una svolta destinata a risolvere i problemi che affiggono lItalia e che ritengono eterni e insanabili.
Da leggere senzaltro, anche se le arrabbiature si susseguono, pagina dopo pagina.
Renzo Montagnoli - 04/08/2021 16:04