"La fuggitiva", penultimo volume della "Ricerca", è una delle opere maggiori nate dalla crisi del romanzo ottocentesco. E' costituita in due momenti: all'inizio, forse la più straordinaria (anche per ampiezza) analisi psicologica di tutta la "Ricerca" è dedicata all'angoscia che Marcel prova alla notizia della 'fuga' di Albertine, angoscia che la successiva morte di lei non riesce a diminuire, dato il carattere unicamente soggettivo che Proust attribuisce all'amore.In seguito, è il primo affacciarsi di un possibile ritorno all'indifferenza, i suoi irregolari processi, la sua affermazione sempre più completa, interrotta soltanto da effimere resurrezioni del vecchio desiderio e bisogno, a essere materia di analisi. Questa seconda parte è cronaca di una guarigione che non ha nulla di euforico, poiché necessariamente assume i connotati di una distruzione, di un'angoscia: Albertine comincia a morire anche dentro Marcel. Tra queste due fasi il soggiorno di Marcel a Venezia (che appartiene al nucleo più antico del romanzo) fornisce occasione a descrizioni vicine per qualità di visione ai capolavori della pittura impressionistica e, in modo più criptico, disegna una specie di allegoria di tutto il romanzo. In questa città, assimilata a un'unica, grande opera d'arte, Marcel compie le più belle e conturbanti scoperte quando si perde e arriva per caso in certi luoghi che il giorno dopo non riuscirà più a ritrovare.