Dafne è architetto, vive a Milano, è sicura di sé e indipendente, e cerca questa cura nelle leggi e nei simboli della matematica, provando a calcolare gli algoritmi delle emozioni. Ma la sua infanzia è rimasta nascosta da qualche parte. Non ha ricordi. Qualcosa si è incastrato in lei. Decide di andare da un'analista che le suggerisce di voltarsi indietro per tornare a cercare quella bambina che da qualche parte si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce... Attraverso il filo dei ricordi, la Dafne adulta ritrova la Dafne bambina, la sua città, Napoli, la sua famiglia. Non sarà facile questo incontro, perché quello che Dafne bambina ha da raccontare è ora commovente e tenero come il dolce della domenica, ora inquietante, come incubi in una camera buia... e sarà proprio laggiù, in un'infanzia che ha i colori, i sapori e i suoni del Sud, che Dafne scopre una ricetta, semplice ed efficace come quelle imparate dalle nonne sedute in cucina nei loro grembiuli conditi di odori e sapori. Una ricetta semplice e speciale per guarire dalla nostra inadeguatezza, per ascoltarsi, capirsi, affrontarsi e, ogni tanto, anche perdonarsi.
Viola Ardone nasce a Napoli nel 1974, ma subito dopo si trasferisce in Sardegna con la famiglia, a Nuoro per la precisione, dove i genitori svolgono la professione di insegnanti di scuola.
Del periodo sardo Ardone ricorda i dettagli più popolari, quelli che rendono l'isola un posto magico fatto di credenze e magia, che così descrive: «ho ancora addosso una sensazione magica, primitiva di quei momenti, come se fossi un altro tempo, tutt'altra epoca se vista da oggi. Ero piccolissima, caddi. Mi uscì l'osso dall'incavo