Di notte, tra le dune del Sahara, a mille miglia da ogni luogo abitato, un aviatore precipita con il suo aereo. All'alba compare accanto a lui uno straordinario, minuscolo essere umano: è il piccolo principe di un pianeta perduto, dove ha lasciato una rosa unica al mondo che fa fiorire tutte le stelle. Durante il suo lungo viaggio ha incontrato i buffi e talvolta incomprensibili abitanti di altrettanti pianeti finché, sulla Terra, una volpe gli ha insegnato che si conoscono davvero solo le cose che si addomesticano. Età di lettura: da 8 anni.
Ci si può chiedere che senso abbia leggere oggi, o meglio rileggere, una favola a cui mi sono avvicinato, se la memoria non minganna, che avrò avuto allincirca undici-dodici anni anni, e quindi più di una sessantina di anni fa. I motivi possono essere i più vari, quali ritrovare un sogno di giovinezza, ma credo soprattutto che si sia trattato di verificare se questopera - che non avevo disprezzato, ma che neppure mi aveva entusiasmato - alla luce di unabbondante maturità potesse confermare il lontano giudizio, oppure se dovesse esserci una variazione, in positivo o in negativo, dello stesso.
In questa rilettura pesa non poco lesperienza maturata, il disincanto che è proprio dei vecchi, la difficoltà di vedere con gli occhi di un bambino. Eppure, non posso nascondere che la favoletta ha un suo fascino, rammentando che nella vita sono importanti valori come lamicizia, lamore, laltruismo, senza dimenticare che in noi cè un bene inestimabile, quellinnocenza propria dei bambini che dobbiamo cercare di conservare nonostante il trascorrere del tempo, le gioie e soprattutto i dolori che accompagneranno la nostra esistenza. In questo senso Il piccolo principe, più che una favola, è un sogno a occhi aperti fatto da un uomo maturo negli anni, ma fanciullo nellanimo, un uomo che ha trovato nel volo quella libertà che ha sempre cercato e che gli ha consentito quella saggezza che è propria di quellomino, il piccolo principe, giunto sulla terra, guarda caso, dal cielo, su un asteroide. Chi viene da lontano, chi non è inserito in un sistema, può vedere meglio le storture dello stesso ed è quello che fa questo essere spaziale, con una lezione di civiltà di rara efficacia. E il mondo degli adulti oggetto delle critiche, adulti che hanno persa la purezza dei bambini, ed ecco allora limportanza di conservare dentro di sé linnocenza primitiva.
Certo è che viene spontaneo il raffronto con Il fanciullino di Giovanni Pascoli, perché entrambi gli autori, in epoche certamente diverse, hanno saputo cogliere il segreto per un mondo migliore, un mondo in cui ci si possa ancora stupire delle piccole cose, dove laffetto non deve avere interessi e in cui sia possibile ritrovare noi stessi quali eravamo prima delletà adulta, spesso immemori dei sogni e dei desideri di quando eravamo bambini.
In pratica con Il piccolo principe Antoine de Saint-Exupery ci insegna che dobbiamo vedere con il cuore, perché quello che conta, lessenziale, è invisibile ai nostri occhi.
E una grande messaggio, scritto da un uomo che con il tempo è diventato un mito e come tutti i miti è pure immortale, perché nulla si sa della sua fine, del perché non sia ritornato durante la guerra da una missione, ma soprattutto perché immortale è il messaggio che ci ha lasciato con Il Piccolo Principe.
Se avevo delle riserve quando espressi il mio giudizio una sessantina di anni fa, queste sono sciolte e il risultato è che mi ha talmente soddisfatto da raccomandarne la lettura ai bambini, ma anche ai grandi, perché, cercando dentro di noi, è sempre possibile trovare almeno una traccia di quel bimbo che eravamo.
Renzo Montagnoli - 15/10/2023 17:32