Una storia a tre nella Milano degli anni Settanta. Lele, un professorino siciliano, omosessuale malinconico ed introverso. Roberto, un esuberante gay che non disdegna le esibizioni più sfrontate. L'ambiente: gli immigrati di colore, i barboni, i guardoni ed i maniaci delle periferie. Il terzo è Massimo, un cugino di Lele, bello da copertina. Il triangolo apre un gioco di tensioni, attrazioni ed innamoramenti.
Confesso di aver scoperto dell'esistenza di questo libro leggendo "Tutta colpa di Miguel Bose" del bravo Sciltian Gastaldi. Dopo una faticosa ricerca, ecco il libro su BOL ed ora eccolo nella mia libreria. Siamo a Milano, anni '70. Lele, un giovane professore siciliano fuggito nella grande metropoli per vivere la sua vita, si divide tra la scuola, il suo austero appartamentino, un amico di vecchia data Roberto (caratterialmente il suo opposto) e qualche serata nei locali di Milano, qualche conoscenza stravagante (penso al vecchio travestito di quartiere). Finche' non arriva il cuginetto Massimo di 18 anni dall'isola che sconvolge la vita a tutti. Massimo catalizza l'attenzione di tutti: Lele che lo ospita se ne innamora, Massimo si concede a Roberto e intanto inizia una tresca con una donna piu' vecchiai di lui. Per tutti il giovane ed aitante Massimo e' una luce che squarcia il grigiore dell'austera Milano anni '70. E' uno specchio in cui i vari personaggi si riflettono e scoprono quanto la loro vita sia fatta da piccole cose di poco conto, sia vuota: basta Milano a dare un senso (giusto o sbagliato) a quelle vite? La vera protagonista Milano, che si presenta al lettore alla Stazione Centrale, quando Lele e Roberto vi si inoltrano per conoscere extracomunitari facili e licenziosi. Molto bello il sentimento di Lele per il cugino: amore puro e tormentato, di una persona normale verso un ragazzo ritenuto intoccabile. La prosa e divertente, leggera ed ironica, attenta ai particolari, ricca di colpi di scena (solo alla fine un ignaro e puro Lele scopre l'avvenura tra Roberto e Massimo!), arricchita da quadretti cittadini impagabili, proprio come un raggio di sole che porta un po di luce nella grigia metropoli. Chissa' se vivere a Milano puo' dare un senso alla vita di per se'? Ivan Teobaldelli pare dirci di si'.
Anonimo - 24/08/2011 11:02