Pur essendo per tanti aspetti così simili ai moderni, Greci e Romani hanno spesso pensato le cose 'differentemente' rispetto a come le pensiamo noi. Per questo motivo la loro eredità culturale ha la capacità di aprire i nostri occhi su tante 'possibilità di vita' alternative che altrimenti saremmo condannati a non vedere. Greci e Romani hanno costruito storie appassionanti (e differenti), hanno elaborato simboli molto profondi (e differenti), soprattutto si sono trovati ad affrontare in modo differente - perché altri erano gli orizzonti e le risorse della loro cultura - problemi simili a quelli che ci troviamo ad affrontare anche noi oggi: la permanenza della memoria e l'insidia dell'oblio, i pericoli dell'identità e le strategie necessarie per costruirla, le pretese assolute della morale e la relatività dei 'buoni costumi'. In questo libro, Maurizio Bettini conduce il lettore alla scoperta di queste esperienze culturali 'differenti' che a tutt'oggi rendono insostituibile la presenza del mondo classico nella nostra cultura. I cammini scelti da Bettini per addentrarsi in questi territori sono vari, e spesso inattesi: la variante poco nota di un mito o una leggenda, come quella di Bruto che si finse sciocco alla maniera di Amleto; un proverbio, come 'lupus in fabula', che esprime l'orrore suscitato dall'inatteso manifestarsi della persona di cui si parla; grandi testi, come l'"Anfitrione" di Plauto o l'"Eneide" di Virgilio, che ci mettono di fronte agli enigmi del 'sosia' o dei 'doppi' creati per lenire le pene della nostalgia. Ma spesso, sarà la semplice etimologia di una parola - il suo 'racconto' - a spalancare di fronte e noi i paesaggi più inattesi.