Sul finire degli anni Sessanta, soprattutto dopo la strage di piazza Fontana, diversi gruppi extraparlamentari di sinistra adottarono la schedatura degli avversari politici come strumento di lotta politica. Principalmente orientata all'individuazione dei gruppi di estrema destra coinvolti negli attentati, ai finanziamenti e alle coperture da questi ottenuti, la controinformazione dei gruppi della nuova sinistra non si esaurì con la stagione delle stragi, e ben presto le informazioni raccolte su centinaia di persone ritenute militanti di destra vennero finalizzate non solo allo studio del campo avverso, ma anche per la realizzazione di aggressioni e agguati. In seguito, i gruppi terroristici codificarono il sistema di schedatura e lo adottarono come una componente del loro repertorio di azione all'interno delle fabbriche, dei quartieri o nella pianificazione di azioni contro lo Stato.