Mondadori Store

Trova Mondadori Store

Benvenuto
Accedi o registrati

lista preferiti

Per utilizzare la funzione prodotti desiderati devi accedere o registrarti

Vai al carrello
 prodotti nel carrello

Totale  articoli

0,00 € IVA Inclusa

I sette saperi necessari all'educazione del futuro

Edgar Morin
pubblicato da Cortina Raffaello

Prezzo online:
11,00
Disponibile in 4-5 giorni. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
22 punti carta PAYBACK
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente

Come considerare il mondo nuovo che ci travolge? Su quali concetti essenziali dobbiamo fondare la comprensione del futuro? Su quali basi teoriche possiamo appoggiarci per vincere le sfide che si accumulano? Edgar Morin che ha consacrato gran parte della sua opera ai problemi di una "riforma del pensiero" e di una conoscenza adeguata, propone qui sette saperi "fondamentali" che l'educazione dovrebbe trattare in ogni società e in ogni cultura.

Dettagli down

Generi Psicologia e Filosofia » Filosofia: Specifiche aree » Filosofia dell'educazione , Famiglia Scuola e Università » Educazione, Scuola e Università » Filosofia e teoria dell'educazione

Editore Cortina Raffaello

Collana Minima

Formato Libro

Pubblicato 01/03/2001

Pagine 122

Lingua Italiano

Titolo Originale Les sept savoirs nécessaires à l'éducation du futur

Lingua Originale Francese

Isbn o codice id 9788870786989

Traduttore S. Lazzari

1 recensioni dei lettori  media voto 1  su  5
Scrivi una recensione
5 star
0
4 star
0
3 star
0
2 star
0
1 star
1
I sette saperi necessari all'educazione del futuro

-

voto 1 su 5 Incipit: «ogni conoscenza comporta in sé il rischio dell'errore e dell'illusione». Capita che qualche libro comporti in sé il rischio della banalità e l'errore dell'illuminismo. Quando ho finito il libro di Morin mi sono sentito offeso. Sono convinto che qualsiasi persona con un minimo di onestà intellettuale non possa scrivere pagine di questo tipo, se non sotto il giogo di qualche vincolo economico-editoriale. I sette saperi necessari all'educazione del futuro è, a mio modesto avviso, un' accozzaglia di idee vecchie e rimescolate in modo del tutto equivoco. Se i miti della Ragione e del Soggetto sono stati demoliti dai maestri del Novecento filosofico, è altrettanto vero che, in questa breve opera di Morin, essi rivivono il presente sotto il manto caldo di una critica alla razionalità a dir poco fuori luogo. Affermare che sia «compito capitale dell'educazione armare ciascuno nel combattimento vitale per la lucidità» già ci dà l'idea del "mulino a vento" contro cui questa lettura si scaglia. Tuttavia, a detta del sociologo, «la mente è un'emergenza del cervello suscitata dalla cultura, la quale non esisterebbe senza il cervello», e ciò rinvia a uno dei molti "anelli" che abbelliscono il testo (questa degli anelli è, a parer mio, una delle faccende più offensive del libro). Mi riferisco ai ridicoli schemi concettuali come "cervello-mente-cultura"; "individuo-specie-società"; "ordine-disordine-organizzazione" che rifiuto di commentare. Inoltre, sembra totale l'ignoranza delle lezioni niestzschane quando al limite della psicosi in conclusione del paragrafo "la noologia: possessione", scrive : «il mito e l'ideologia distruggono e divorano i fatti. Tuttavia, sono le idee che ci permettono di concepire le carenze e i pericoli dell'idea. Da ciò deriva questo paradosso ineludibile: dobbiamo ingaggiare una lotta decisiva contro le idee, ma possiamo farlo solo con il soccorso delle idee. Non dobbiamo mai dimenticare di mantenere le nostre idee nel loro ruolo mediatore e dobbiamo impedire loro di identificarsi con il reale. Dobbiamo riconoscere come degne di fiducia solo le idee che comportano l'idea che il reale resiste all'idea. Questo è un compito indispensabile nella lotta contro l'illusione». Non-sense. Ci si trova davanti all'ennesima e condivisa critica alla contemporanea parcellizzazione del linguaggio, ma non si capisce come giustificare l'idea, messa in gioco da Morin, di un'umana «disposizione mentale naturale a contestualizzare e a globalizzare». Mi chiedo allora: perché dare per scontato che siamo "animali globali"? Oppure "glocali" secondo neologismi assurdi? Perché toccare con tale leggerezza un tema cruciale come l'educazione? Perché non parlare mai di dialogo? Perché altro sintomo di banalità dobbiamo trovare alla fine di un libro con queste pretese un epigramma ad ogni possibile bibliografia? Se una risposta è nel libro, allora sopravviene il pensiero che l'homo demens, di cui l'autore ha cantato le lodi, si sia impossessato dello stesso autore in un raptus di slancio letterario.

Accedi o Registrati  per aggiungere una recensione

usa questo box per dare una valutazione all'articolo: leggi le linee guida
torna su Torna in cima