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Il supplizio del legno di sandalo

Mo Yan
pubblicato da Einaudi

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Cina 1900: provincia dello Shandong. Sun Bing è un ribelle per caso, che si ritrova a guidare una rivolta di contadini a fianco dei Boxer, la società segreta cinese nemica delle potenze imperialistiche straniere. Ma Sun Ring non è solo un contadino in guerra contro un potere più grande di lui, e da cui sarà atrocemente punito. E anche un artista, è un uomo che vive di canto e per il canto. Di fronte a lui, Zhao Jia, il vecchio boia grande esperto di torture, giunto all'ultimo lavoro della sua carriera. Come Sun Ring, con il canto, anche Zhao Jia possiede una tecnica antichissima. I due maestri si affrontano con la loro rispettiva arte cercando, nelle condizioni estreme, di portare a termine il capolavoro della propria vita e della propria morte.

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Romanzi stranieri

Editore Einaudi

Collana Einaudi tascabili. Scrittori

Formato Tascabile

Pubblicato 01/01/2007

Pagine 504

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788806186616

Traduttore P. Liberati

2 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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Il supplizio del legno di sandalo carlomenzinger

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voto 5 su 5 LA NARRAZIONE CONCENTRICA DEL NOBEL CINESE Mo Yan, Colui che Tace, ha da poco vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Questo di per sé non mi spinge sempre a leggere un autore, ma loccasione ha suscitato la mia curiosità. Si tratta di uno scrittore che ancora non conoscevo, ma avevo visto e apprezzato anni fa la trasposizione cinematografica del suo Sorgo Rosso. Mi sono allora procurato Il Supplizio del Legno di Sandalo, senza saperne molto altro. Il titolo ha un sapore esotico, ma non ho pensato subito che si riferisse a una vera tortura. Mi venivano in mente, piuttosto, immagini di giovani donne cinesi che camminano con scomodi zoccoli di legno. Nulla di tutto ciò. Si tratta della storia di una donna cinese, figlia di un attore dellOpera dei Gatti (una forma di recitazione popolare), sposata con lo scemo del paese, che ritrova dopo anni il proprio suocero, di mestiere boia, ed è amante del suo padrino, un importante magistrato. Sarà il padrino a ordinare a suo suocero di uccidere suo padre. Tutto questo lo intuiamo già dalla prima pagina del libro. Lintera trama del romanzo è già lì. È questa la vera magia di Mo Yan: ci offre subito tutta la sua storia, con le cause e la conclusione, ma poi allarga la visione e ci dona nuovi dettagli e ogni dettaglio ne contiene uno nuovo, che più avanti sarà dilatato e sviluppato, in un crescendo che, poco per volta, ci fa scoprire tutta la complessità di un mondo. Una struttura affascinante, che di per sé merita la lettura. Nel prologo leggiamo alcuni versi dellOpera dei Gatti in cui si dice tutto quello che sarà raccontato di centinaia di pagine: Che orrore spaventoso! Catturano mio padre e lo gettano in prigione, e mio suocero, col legno di sandalo compie lesecuzione. Scopriremo così, passo dopo passo, perché ogni personaggio è come è e fa quello che fa. Non è un romanzo per cuori teneri. Si parla spesso del boia e del suo mestiere e non immaginatevi i buoni boia della nostra tradizione, con cappuccio nero e ghigliottina o mannaia. No! Quelli in confronto erano dei gentiluomini, che cercavano di rendere la morte veloce e precisa. I boia cinesi (e stiamo parlando della Cina di un secolo fa!) erano dei veri torturatori. La condanna a morte indicava il modo in cui il condannato doveva morire e non era una scelta tra fucilazione e sedia elettrica. Il condannato doveva soffrire, la scelta era solo su quanto grande e lunga dovesse essere tale sofferenza. Nel libro vengono presentati vari esempi di esecuzioni/ torture. Ne cito solo uno per rendere lidea: la condanna a essere tagliati in 500 pezzi (nella Cina antica potevano essere anche molti di più!). Larte del boia stava nello scegliere con cura quali parti tagliare e quando, perché il condannato doveva assolutamente morire solo al cinquecentesimo taglio, non prima e non dopo, pena il disonore del boia o magari la sua stessa condanna. Considerate che questa esecuzione, e non è la sola, occupa svariate pagine. Quella che dà il titolo al romanzo è, invece, una versione raffinata dellimpalazione. Il boia deve cercare di tenere in vita la sua vittima per vari giorni. Certo vederlo al cinema potrebbe essere sconvolgente, ma Mo Yan è uno che sa davvero scrivere e riesce a essere un elegante cronista di un mondo per noi quasi sconosciuto, un mondo di cui riesce a mostrarci la magia, dove la magia è una visione delle cose particolare, come quella che ha il marito sciocco di Meiniang usando il suo (falso) baffo di tigre, grazie a cui, il suo cervello malato, vede le persone sotto forma di animali, ma anche la magia di un mondo sospeso, di uno sguardo sorpreso, come quello di un bambino che, pian piano, mette a fuoco le cose e le comprende, anche se le aveva sotto gli occhi da tempo. Firenze, 26/11/2012
Il supplizio del legno di sandalo

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voto 5 su 5 Grandissimo romanzo dalle stile unico, diretto e minuzioso, travolgente e soave. Dove non c'è un protagonista ma diversi personaggi che danno voce agli eventi dal loro punto di vista parziale ma reale e sentito. Si rabbrividisce ai supplizi clinicamente descritti e ci si commuove alle stupende pagine di passione e umanità. E' incredibile come anche il più futile degli eventi umani abbia un corrispettivo nella natura e l'autore ci fa dono di una poeticità che sconvolge per la sua precisione.

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