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Trasparenza, riflesso, ovvero nitida proiezione dell'io nel mondo e velo che offusca la nuda realtà: sono queste le pregnanti metafore che, fin dai tempi di Aristotele, in un gioco continuo di rimandi e opposizioni, assurgono a modello dell'attività intellettiva. Metafore destinate a esplicare, nella produzione lirica, tutto il loro potenziale poetico, assumendo un valore paradigmatico nel dibattito intorno alla natura dell'amore. In questo appassionante studio, Mira Mocan ci conduce per mano attraverso i sentieri della poesia duecentesca, mostrandoci le profonde divergenze tra una visione dell'amore fatalistica, sensuale e "oscura", di cui la poesia di Guido Cavalcanti è la massima rappresentazione, e quella "luminosa", positiva, che innerva la Commedia dantesca. Una lettura medita e originale, capace di rivelarci i legami profondi tra riflessione filosofica ed espressione poetica, da sempre esistenti nella tradizione letteraria italiana, e di tratteggiare quella singolarissima facoltà dell'anima a cui il Medioevo diede il nome di fantasia.