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Ammazziamo il Gattopardo: 10 libri per capire l'Italia e superare la crisi

di Antonella Sbriccoli
19 febbraio 2014 
 

Viviamo in un Paese posto su un piano pericolosamente inclinato, che va dritto verso il baratro. Come si è arrivati a tutto questo? Nel suo ultimo, ma già notissimo libro Alan Friedman cerca di spiegarlo ricostruendo i retroscena della politica italiana a partire dagli anni Ottanta. E racconta il "gattopardismo" dell'Italia, l'incapacità di cambiare, che ha una lunga storia e ancora oggi caratterizza le logiche di potere e il clientelismo che ci hanno rovinato. Ma non c'è più tempo: o si cambia testa, o si muore.
Dal libro di Alan Friedman a quello di Stefano Livadiotti, passando per il Meridione raccontato da Emanuele Felice, ecco una minilista di parole per capire a che punto siamo, come ci siamo arrivati e come possiamo superare l'interminabile crisi attuale. 

Alan Friedman, Ammazziamo il Gattopardo  

Perché l'Italia è precipitata nella crisi peggiore degli ultimi trent'anni? La colpa è della Germania, dell'austerity imposta dall'Europa, della moneta unica? O della mediocrità della classe dirigente? Esiste una via d'uscita, una ricetta per rifare il Paese? Per rispondere a queste domande, Alan Friedman, forse il giornalista straniero che conosce meglio la realtà italiana, parte da quegli anni Ottanta in cui l'Italia era la "quinta potenza economica del mondo" e pareva avviata verso una vera modernizzazione per arrivare fino alle drammatiche vicende degli ultimi anni. Attraverso conversazioni con i protagonisti dell'economia e della politica, da cinque ex presidenti del Consiglio (Giuliano Amato, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Massimo D'Alema, Mario Monti) a Matteo Renzi, Friedman fa luce su retroscena che nessuno ha finora raccontato.

Emanuele Felice, perché il sud è rimasto indietro  

L'Italia è divisa in due: Pil pro capite, condizioni di vita, diritti sociali, libertà civili dicono che il Mezzogiorno rimane arretrato rispetto all'Italia e all'Europa. Perché? Alcune spiegazioni parlano addirittura di una diversità genetica dei meridionali, o risalgono alla monarchia normanna; altre puntano il dito contro il Nord colpevole di aver sfruttato un Sud che prima dell'Unità sarebbe stato florido e avanzato; o chiamano in causa la sfavorevole collocazione geografica. Secondo Felice, sono state le classi dirigenti meridionali a ritardare lo sviluppo, dirottando le risorse verso la rendita più che verso gli usi produttivi. Al Sud occorre dunque modificare la società, spezzando le catene socio-istituzionali che la condannano all'arretratezza.

Stefano Livadiotti, Ladri. Gli evasori e i politici che li proteggono  

I mezzi legislativi e tecnologici per scovare i furbetti del fisco ormai ci sono tutti. Però il 96 per cento di loro la fa franca. Perché sono tantissimi e votano. Quindi il governo preferisce non farli arrabbiare. Questa la tesi che Stefano Livadiotti dimostra a suon di dati e ricostruzioni in un inchiesta che farà apparire l'evasione fiscale da tutta un'altra prospettiva. Il paradosso di una classe politica trasversale che a parole dice di voler combattere l'evasione ma liscia costantemente gli evasori per assicurarsi il consenso. Norme annunciate e ritirate, leggi approvate e poi ammorbidite, redditometri orfani di titolari politici, nomi e cognomi, detti e contraddetti. Un'inchiesta che procede su due binari, dunque, e, per questo, innovativa e capace di fare discutere: i dati di un'evasione e di un sommerso imbarazzanti per un paese civile; i protettori occulti e meno occulti che ne foraggiano l'esistenza.

Marco Magnani, Sette anni di vacche sobrie  

Fino al 2020 non saranno anni di vacche grasse, forse in nessun angolo dell'Occidente. Per l'Italia potrebbero essere ancora anni di vacche magre, come quelli finora trascorsi dalla bolla dei mutui subprime. Possiamo evitarlo? Possiamo finalmente invertire la tendenza e iniziare un nuovo ciclo di crescita? Sì, possiamo farlo, assicura Marco Magnani. Ma non succederà per caso o per fortuna. L'Italia di fine decennio sarà in gran parte il risultato delle decisioni di oggi, delle sfide che saremo capaci di affrontare: far ripartire la mobilità sociale e restituire la fiducia nel futuro ai giovani; rilanciare lo sviluppo locale, attraverso le eccellenze territoriali produttive e della conoscenza; valorizzare la cultura dell'innovazione e la creatività imprenditoriale; investire finalmente in ricerca, anche creando le condizioni per attrarre in Italia quella "delocalizzata" delle multinazionali... 

Giuseppe de Rita, Il popolo e gli dei. Così la Grande Crisi ha separato gli italiani  

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La Grande Crisi ha separato con un abisso i diversi gironi della società e si è spezzata la catena di connessioni tra il popolo e l'élite. Abbiamo ceduto sovranità a sfere sovranazionali e a oscuri poteri finanziari, coperti dall'impunità e inquinati dai conflitti di interesse. Siamo diventati sudditi di regni lontani. La politica e gli italiani non hanno più molto da dirsi. Il rapporto si è deteriorato e si è spento nella reciproca separatezza. Siamo un popolo vitale, dobbiamo però riprendere la strada dello sviluppo e recuperare sovranità.

Corrado Formigli, Impresa impossibile. Storie di italiani che hanno combattuto e vinto la crisi  

"La crisi inghiotte le nostre imprese a ritmi impressionanti, e nel caos muoiono i sani e i malati. Ma se vogliamo raccontare cosa c'è domani, non possiamo fermarci ai defunti. Non lo scrivo per buonismo o spirito di patria: per come siamo messi oggi, il pessimismo è un sentimento onesto. E non è con l'ottimismo elettorale che ci caveremo fuori dai guai. Però limitarsi a raccontare chi è caduto e chi cadrà non basta più. Io ho due figlie e sto tentando di capire se l'Italia è ancora un Paese per loro. Perciò ho preso la macchina e percorso il nostro Paese da Nord a Sud. Imbattendomi nell'Italia che ci crede, nonostante il vento cattivo che soffia contro..." (Corrado Formigli)

Daniel Miller, Cose che parlano di noi. Un antropologo a casa nostra  

Come siamo noi italiani? Cosa ci piace? Arredi e decorazioni, dischi e ricordini, fotografie e giocattoli raccontano di noi, danno corpo alla nostra memoria, senso e contesto alle nostre relazioni con gli altri. Con gli oggetti, acquistati o ereditati, ricevuti o trovati, allestiamo il teatro intimo della nostra esistenza. Refrattario a banalizzare le merci come puri contenitori di alienazione e omaggi al consumismo, l'autore entra in dodici appartamenti nella stessa strada di una grande città, osserva con sguardo di entomologo, registra parole e gesti, risalendo, per questa via, alla vita più riposta delle persone che vi dimorano

Francesco Costantini , Sì, l'Italia ce la può fare. Le confessioni di un ottimista scettico  

Un viaggio attraverso ottant'anni di vita italiana nel corso dei quali i valori, i princìpi, le aspirazioni, i gesti, le abitudini, lo stile della nostra vita, sono cambiati di continuo. Dallo "splendore imperiale" che ha illuminato i primi anni '30, alla "rinascita" che ha animato i secondi anni '40. Dal "benessere" fiorito negli anni '50, alla "libertà" conquistata negli anni '60, alla "violenza" che ha insanguinato gli anni '70, alla "corruzione" dilagata negli anni '80, alla "speranza" rifiorita negli anni '90, alla "menzogna" che ha pervaso la società del nuovo millennio. Alla domanda se il nostro Paese ce la può fare, l'autore dà due risposte: da ottimista dice sì, l'Italia ce la può fare; da scettico, che sì, ma per farcela tutti dovremmo seriamente riconsiderare i nostri impegni e i nostri comportamenti.

Claus Offe, L'Europa in trappola. Riuscirà l'UE a superare la crisi?  

Come uscire dalla crisi? Paradossalmente le soluzioni sono note e, in linea di principio, riconosciute da tutti: da un lato la mutualizzazione del debito, dall'altro una spinta alla competitività dei paesi periferici attraverso una riduzione del costo del lavoro. Entrambe misure "inaccettabili" per gli elettori che, nei rispettivi paesi, dovrebbero approvarle. Un vicolo cieco? Forse no, se riuscissimo a trovare il senso di una solidarietà europea concepita come fare qualcosa non per il bene dell'altro, ma per il bene di tutti. Occorre costruire - nella cultura, nella società, nella politica - il soggetto di questo bene comune, questo "noi europei" che ancora non siamo.

Ida Magli, Difendere l'Italia  

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Ida Magli mette in luce il mutamento epocale che la nostra democrazia sta vivendo: la rappresentanza è morta, e ciò significa la fine dei vecchi partiti che con il loro deserto di idee hanno fatto sprofondare l'Italia nella corruzione e l'hanno resa schiava della spietata contabilità dei banchieri di Bruxelles. Di fronte a questo sfascio, tuttavia, non è possibile restare indifferenti: è necessario reagire a un sistema ormai esausto, e rifondare le basi culturali e sociali della nazione.

 
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